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Consenso e rapporto di lavoro dipendente

Nonostante l’entrata in vigore del GDPR da ormai quattro anni, è frequente notare come diverse aziende continuino a richiedere il consenso ai dipendenti per il trattamento dei loro dati personali.

 

Occorre dunque richiamare il Considerando 43 del GDPR, il quale chiarisce che, per assicurare la libertà di espressione del consenso, è opportuno che lo stesso non costituisca un valido presupposto per il trattamento dei dati personali qualora esista un evidente squilibrio tra l’interessato e il titolare del trattamento (come nel caso del rapporto di lavoro dipendente) e ciò rende pertanto improbabile che il consenso sia stato espresso liberamente in tutte le circostanze di tale situazione specifica.

Si presume che il consenso non sia stato liberamente espresso se l’esecuzione di un contratto, quale il contratto di lavoro subordinato, è subordinata al consenso sebbene esso non sia necessario per tale esecuzione.

 

Cosa succede quando si sceglie la base giuridica sbagliata?

Il consenso dei lavoratori – come sopra ricordato – non può costituire un valido presupposto per il trattamento dei dati personali, con la conseguenza che la base giuridica per poter effettuare tutte le ulteriori operazioni di trattamento conseguenti la stipula di un rapporto di lavoro deve essere in ogni caso rinvenuta nell’esistenza di un “obbligo legale” o nella necessità di adempiere ad obblighi contrattuali, alla luce di un’idonea base giuridica che abbia i requisiti previsti dall’art. 6, par. 3, del GDPR.

Individuare la corretta base giuridica significa tutelare l’impresa.

Infatti, la base giuridica è ciò che autorizza legalmente il trattamento così soddisfacendo il principio di liceità. In assenza di una base legale valida il trattamento è illecito.

Il titolare del trattamento ha l’obbligo quindi di valutare quale sia la base giuridica più idonea rispetto al trattamento che intende porre in essere, ricordando che non si è liberi di scegliere la base giuridica che si preferisce, ma bisogna rispettare le condizioni previste dal GDPR ed essere sempre in grado di dimostrare la correttezza della scelta fatta.

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