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Videosorveglianza: stop al riconoscimento facciale

L’Autorità Garante ha da poco aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce, il quale aveva annunciato l’avvio di un sistema che avrebbe previsto l’impiego di tecnologie di riconoscimento facciale.

La necessità di approfondimento delle vicende da parte del Garante è data prevalentemente dall’intenzione da parte dei due enti pubblici di utilizzare rispettivamente tecnologie volte a favorire il controllo a distanza e il riconoscimento facciale.

Pertanto, in base alla normativa europea e nazionale, l’Autorità ha voluto precisare che il trattamento di dati personali realizzato da soggetti pubblici, mediante dispositivi video, è generalmente ammesso se necessario per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri. Tuttavia i Comuni possono fare uso di impianti di videosorveglianza, solo a condizione che venga stipulato il cosiddetto “patto per la sicurezza urbana tra Sindaco e Prefettura“.

Inoltre, fino all’entrata in vigore di una specifica legge in materia, in Italia non sono permessi l’installazione e l’uso di sistemi di riconoscimento facciale tramite dati biometrici, a meno che il trattamento non sia effettuato per indagini della magistratura o prevenzione e repressione dei reati.

 

Il Comune dovrà pertanto fornire al Garante Italiano una descrizione dei sistemi adottati, le finalità e le basi giuridiche dei trattamenti, un elenco delle banche dati consultate dai dispositivi e la valutazione d’impatto sul trattamento dati (DPIA), che il titolare è sempre tenuto ad effettuare nel caso di “sorveglianza sistematica su larga scala di una zona accessibile al pubblico”.

 

Il Garante ha poi avviato un’istruttoria anche nei confronti del Comune di Arezzo dove a partire dal 1° dicembre 2022 è stata prevista la sperimentazione di “occhiali infrarossi” che dovrebbero rilevare le infrazioni dal numero di targa e, collegandosi ad alcune banche dati nazionali, sarebbero in grado di verificare la validità dei documenti dell’automobilista.

L’Autorità ha correttamente messo in guardia il Comune dall’uso di dispositivi video che possano comportare – anche indirettamente – un controllo a distanza sulle attività del lavoratore e ha caldamente invitato al rispetto delle garanzie previste sia dalla disciplina privacy che dallo Statuto dei lavoratori.

Anche il Comune di Arezzo dovrà dunque fornire copia dell’informativa che si intende rendere agli interessati e la valutazione d’impatto sul trattamento dei dati (DPIA) che li riguarda.

 

Fonte: Comunicato Stampa del Garante per la Protezione dei Dati Personali

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